Per la rubrica “Interviste”, oggi abbiamo il piacere di ospitare su Ultime dai libri l’autrice del romanzo thriller psicolgico “Corpo estraneo”: Stefania Sperandio.
Ciao Stefania, benvenuta!
Stefania: Grazie a te per il tempo che mi stai dedicando.
La prima domanda è di rito. Parlaci un po’ di te, cosa fai nella vita, oltre a scrivere?
S: Diciamo che quando non scrivo romanzi… scrivo altro. Più o meno. Da ormai sedici anni lavoro nel mondo del giornalismo dedicato all’intrattenimento – nel caso specifico ai videogiochi. Sono alla guida della redazione di una delle testate giornalistiche italiane più eminenti del settore, quindi mi occupo sia di svilupparne la proposta editoriale coordinando i miei colleghi, sia di scrivere io stessa dei contenuti.
In queste settimane sei alle prese con la promozione del tuo romanzo “Corpo estraneo”, di che genere di romanzo si tratta?
S: Si tratta di un thriller psicologico fortemente incentrato sui personaggi, le loro motivazioni e la loro interiorità. Quando scrivo le mie storie, mi piace farlo partendo dalle persone che le animano, anziché dagli eventi. So che per alcuni è importante soprattutto sapere cosa succederà e solo dopo “incastrano” alle vicende i protagonisti che le animeranno: io faccio il contrario e preferisco sapere prima di tutto chi saranno i personaggi, tanto all’inizio quanto alla fine del viaggio che vivranno nella storia. Corpo Estraneo è un romanzo che racconta soprattutto questo.
Non tutto è sempre bianco o nero: i grigi di un thriller psicologico
Quali sono state le scene più difficili da scrivere in “Corpo estraneo”?
S: Quando scrivi ti rendi conto di esserti affezionata ai personaggi e, che siano idealmente identificabili come “buoni” o “cattivi” della storia, con una linea che in Corpo Estraneo potrebbe ben presto diventare difficile da tracciare, per te non fa differenza: ti leghi a loro, ma devi comunque avere il coraggio di prendere le decisioni migliori per l’intreccio. Credo che la parte più difficile del libro sia stata lasciar sviluppare le personalità dei protagonisti, davanti ai loro vissuti, le loro motivazioni e anche i loro traumi, senza che il mio affetto per alcuni potesse frenarli. Forse suona come una risposta contorta, ma sono sicura che chi avrà letto il romanzo capirà subito a che scene mi sto riferendo!
A quale dei tuoi personaggi ti senti più legata e perché?
S: Darò una risposta scontata citando la protagonista, Manuela Guerra. Il fatto di essere una sopravvissuta le appiccica addosso una valanga di etichette che lei non vuole, che le pesano e che la condizionano ancora di più di quanto non faccia il trauma fisico che deve portarsi dietro dopo il suo tentato omicidio. Le persone si aspettano che sia estremamente forte, sempre e comunque, e questo la fa sentire in difetto ogni volta che deve ammettere che no, non è invincibile come tutti credono. Non è facile sopravvivere a quello che le è successo e Manuela si rende conto che lo è ancora di meno conviverci: questo mi ha permesso di esplorare tantissime delle sue sfumature e di scavare nei suoi pensieri, facendomi legare molto con lei e con la valanga di imperfezioni e contraddizioni che la rendono umana.
Cito anche il rapporto di amicizia tra Manuela e Daniela: il loro legame è spesso un bagliore di speranza in mezzo agli eventi che le due si ritroveranno a vivere, ci sono una serie di motivi per cui mi è molto molto caro, ma non voglio anticiparveli.
Le tematiche affrontate in Corpo estraneo
Ci sono tematiche particolari che affronta il tuo romanzo? Quali e perché hai scelto di parlarne?
S: Mi sono divertita molto a giocare con i grigi. Spesso le storie permettono di distinguere in modo abbastanza netto chi stia facendo la cosa giusta e chi quella sbagliata, ma in Corpo Estraneo questa linea è così sottile che molti lettori mi hanno detto di essersi sentiti messi in discussione, nelle certezze che avevano maturato sulle vicende e i personaggi, mano a mano che proseguivano a leggere. A volte, quelli che pensiamo essere dei pilastri delle nostre sicurezze sono soltanto punti di vista e prospettive.
Un altro tema che il romanzo approfondisce da varie angolazioni, con diversi dei suoi personaggi, è il rapporto genitori-figli. Le persone che ci crescono hanno sempre una grande influenza su chi diventiamo, ma è vero anche che la mela può cadere lontana dall’albero: chi sei e cosa puoi fare non è davvero scolpito nella pietra del codice genetico che hai ereditato, ma devi essere tu a rendertene conto, ammesso che voglia farlo. Non voglio anticipare troppo, ma in Corpo Estraneo si ricorda sempre che i personaggi che avete davanti sono figli di qualcuno – e questo qualcuno ha per forza un peso, positivo o negativo che sia, su quello che fanno.
I progetti futuri di Stefania Sperandio
Quali sono i tuoi progetti futuri?
S: Sto sviluppando un po’ di idee, ma sto aspettando che si inneschi quella scintilla che ho avuto con Corpo Estraneo. La certezza che ho è la volontà di scrivere per continuare a dialogare con me stessa: i messaggi che metto nei miei libri vogliono dire qualcosa di significativo prima di tutto a me, è il mio modo di confrontarmi con dilemmi e imperfezioni. Il progetto futuro, quindi, è questo: continuare a scrivere con lo stesso approccio, perché è uno di quelli che ti fanno stringere un legame davvero forte con quello che crei. E se hai un legame forte con quello che crei, il lettore è in grado di percepirlo e apprezzarlo.
Grazie per l’intervista!
S: Grazie a te per i tuoi spunti!
Ed ecco dove potete leggere il suo romanzo: Corpo estraneo
Un thriller pazzesco che ti tiene incollata alle pagine e che ti fa provare tutti i sentimenti dei protagonisti. Bellissimo.
Grazie di cuore, Martina! 😊
Figurati, è solo la verità.